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      Degli altri sei Commissarii, tre erano prelati e tre laici. A capo della lista era il nome dello Arcivescovo Sancroft. Ma egli era pienamente convinto che la Corte era illegale, che tutti i suoi giudicii sarebbero stati nulli, e che sedendovici sarebbe incorso in grave responsabilità. Deliberò quindi di non accettare il regio mandato. Nulladimeno, non agì in questa occasione con quel coraggio e con quella sincerità ch'ei mostrò allorchè, due anni dopo, si trovò ridotto agli estremi. Pregò lo scusassero, allegando gli affari e la mal ferma salute. Gli altri membri della Commissione, egli soggiunse, erano uomini di tanta abilità, da non avere mestieri del suo aiuto. Queste poco sincere scuse sedevano male sul labbro del Primate di tutta l'Inghilterra in quella occasione; nè valsero a salvarlo dalla collera del Re. Egli è vero che il nome di Sancroft non fu cancellato dalla lista de' Consiglieri Privati; ma, con amara mortificazione degli amici della Chiesa, non fu più chiamato ne' giorni di sessione. "Se egli" disse il Re "è sì malato da non potere andare alla Commissione, è cortesia alleggiarlo dal carico di venire al Consiglio(679)."
      Il Governo non incontrò uguale difficoltà con Nataniele Crewe, Vescovo della grande e ricca diocesi di Durham, uomo di nobile stirpe, e nella sua professione salito tanto alto, che quasi non poteva desiderare di salire di più; ma abietto, vano e codardo. Era stato fatto decano della Cappella Reale, allorquando il vescovo di Londra fu cacciato di Palazzo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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