Se intendetedisse Jeffreys "contrastare all'autorità nostra, userò altri mezzi con voi. In quanto all'atto che chiedete, non dubito punto che lo abbiate veduto. In ogni caso, potreste vederlo per un soldo in qualunque bottega di caffè." E' pare che la insolente risposta del Cancelliere muovesse a sdegno gli altri Commissari, sì che gli fu forza di addurre qualche scusa contorta. Ritornò poi al punto dal quale erasi dilungato, dicendo: "Questa non è una Corte dove le accuse si mostrano in iscritto. La nostra procedura è sommaria, e verbale. La questione è chiarissima. Perchè non avete voi obbedito al Re?" Con qualche difficoltà Compton potè ottenere un breve indugio, e l'assistenza d'un avvocato. Udite le ragioni da lui allegate, fu manifesto a tutti che il vescovo aveva semplicemente fatto ciò ch'egli era tenuto a fare. Il Tesoriere, il Capo Giudice e Sprat opinarono di mandarlo assoluto. Il Re arse di sdegno. E' pareva che la sua Commissione Ecclesiastica gli volesse anch'ella mancare, come gli aveva mancato il suo Parlamento Tory. A Rochester disse di eleggere tra il dichiarare colpevole il vescovo, o lasciare l'ufficio del Tesoro. Rochester fu sì vile, che si arrese. Compton fu sospeso dalle sue funzioni spirituali; il carico della sua grande diocesi fu commesso ai suoi giudici, Sprat e Crewe. Seguitò, non per tanto, a risedere nel proprio palazzo e ricevere le rendite; perocchè sapevasi che ove avessero tentato di privarlo de' suoi emolumenti temporali, ei si sarebbe posto sotto la protezione del diritto comune; e lo stesso Herbert dichiarò, che i tribunali di diritto comune avrebbero profferita sentenza contro la Corona.
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