Lo Elettore aveva promesso di rispettare i diritti della Chiesa ch'egli trovò stabilita ne' suoi domini. Aveva rigorosamente mantenuta la promessa, e non s'era lasciato trascinare a nessun atto di violenza dai predicatori, i quali abborrendo dalla sua credenza, dimenticavano di quando in quando il rispetto che gli dovevano(689). Seppe, e gliene increbbe, che l'atto imprudente del suo rappresentante aveva grandemente offeso il popolo di Londra; e, a suo sommo onore, dichiarò ch'egli avrebbe rinunziato al privilegio al quale, come principe straniero, aveva diritto, anzi che mettere a rischio la tranquillità d'una grande metropoli. "Anch'io" scrisse egli a Giacomo "ho sudditi protestanti; e so con quanta cautela e destrezza debba agire un principe Cattolico posto in cosiffatte condizioni." Giacomo, invece di sentire gratitudine per questa mite e savia condotta, mise la lettera in canzone avanti ai ministri stranieri; e deliberò che lo Elettore, volesse o non volesse, avrebbe una cappella nella Città; e qualora la milizia cittadina avesse ricusato di fare il debito proprio, si sarebbero chiamate le guardie(690).
LII. Lo effetto che cotesti perturbamenti produssero sul commercio, fu assai grave. Il ministro olandese scrisse agli Stati Generali, che gli affari alla Borsa erano arrestati. I Commissari delle Dogane riferirono al Re, come nel mese che seguì l'apertura della Cappella in Lime Street, gl'incassi del porto del Tamigi fossero scemati d'alcune migliaia di lire sterline(691). Vari Aldermanni, i quali, comecchè fossero realisti zelanti, nominati in ufficio sotto il nuovo statuto municipale, avevano molto interesse alla prosperità commerciale della città loro, e non amavano nè il papismo nè la legge marziale, dettero la loro rinunzia.
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