Da tali ingegni venivano discusse tutte le questioni tra papisti e protestanti, ora in istile sì popolare che potessero intendere i fanciulli e le donne, ora con estremo acume di logica, ed ora con immenso corredo di dottrina. Le pretese della Santa Sede, l'autorità della tradizione, il purgatorio, la transustanziazione, il sacrificio della Messa, l'adorazione dell'ostia, il negare il calice ai laici, la confessione, la penitenza, le indulgenze, l'estrema unzione, la invocazione dei santi, l'adorazione delle immagini, il celibato del clero, i voti monastici, l'uso di celebrare il culto pubblico in una lingua ignota al popolo, la corruttela della Corte di Roma, la storia della Riforma, i caratteri de' principali riformatori, venivano copiosamente discussi. Gran numero di assurde leggende di miracoli fatti da' santi e dalle reliquie furono tradotte dall'italiano, e pubblicate come esempi delle arti pretine che avevano ingannata gran parte della Cristianità. Molti degli scritti pubblicati dai teologi anglicani nel breve regno di Giacomo II, probabilmente perirono. Coloro che possono anche oggi trovarsi nelle nostre grandi biblioteche, formano una congerie di circa ventimila pagine(698).
LVII. I Cattolici Romani non cessero senza lottare. Uno di loro, chiamato Enrico Hills, era stato nominato stampatore della casa e cappella reale, e posto dal Re a capo d'un grande ufficio in Londra, dal quale uscivano a centinaia libri e libercoli teologici. Non meno operosi in Oxford erano i torchi d'Obadia Walker.
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