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      LXV. Ambedue coteste condizioni spiacquero sommamente a Giacomo. Nondimeno, assentì con ripugnanza, dopo parecchi giorni di contrasto, che i presbiteriani venissero trattati con qualche indulgenza; ma non volle affatto concedere loro la piena libertà ch'egli voleva pei membri della sua propria religione(722). La seconda condizione proposta da' tre consiglieri Scozzesi, ei ricusò positivamente d'ammettere, dicendo: la religione protestante essere falsa; per lo che egli non voleva promettere di non giovarsi del proprio potere a danno d'una falsa religione. La disputa fu lunga, e non condusse a conclusione che soddisfacesse ad alcuna delle parti(723).
      Appressavasi il tempo stabilito alla ragunanza degli Stati Scozzesi; ed era d'uopo che i tre consiglieri si partissero da Londra per trovarsi all'apertura del Parlamento in Edimburgo. In questa occasione, Queensberry ricevette un altro affronto. Nell'antecedente sessione aveva occupato l'ufficio di Lord Alto Commissario, e, come tale, rappresentava la maestà del Re assente. Simile dignità, che era la grandissima alla quale un nobile scozzese potesse aspirare, fu adesso conferita al rinnegato Murray.
      LXVI. Il dì vigesimonono d'aprile, il Parlamento s'adunò in Edimburgo. Vi si lesse una lettera, nella quale il Re esortava gli Stati ad alleggiare i suoi sudditi cattolici romani, ed offriva in ricambio il libero traffico con la Inghilterra, e una amnistia pei delitti politici. Fu istituita una Commissione onde compilare la risposta da farsi al Re. Tale Commissione, quantunque fosse nominata da Murray e composta di Consiglieri Privati e di cortigiani, scrisse una risposta, piena, a dir vero, di espressioni di riverenza e d'ossequio, ma che chiaramente indicava che il Parlamento avrebbe respinto la richiesta del Re. Gli Stati - diceva la Commissione - sarebbero andati sin dove avrebbe loro consentito la propria coscienza, per compiacere ai desiderii della Maestà Sua rispetto ai sudditi appartenenti alla Religione Cattolica Romana.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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