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      La risposta spiacque talmente a Giacomo, che non permise che si stampasse nella Gazzetta. Subito dopo, gli giunse la nuova, che una certa legge ch'egli voleva vedere approvata, non sarebbe stata nè anche proposta. I Lordi degli Articoli, che avevano l'ufficio di formulare gli atti, intorno ai quali poscia gli Stati dovevano deliberare, erano virtualmente nominati dal Re. E anche i Lordi degli Articoli mostraronsi disubbidienti. Come si ragunarono i tre Consiglieri Privati, che erano di recente ritornati da Londra, si fecero capi della opposizione alle voglie del Re. Hamilton dichiarò apertamente di non poter fare ciò che gli veniva chiesto. Egli era suddito fido e leale; ma v'era un limite imposto dalla coscienza. "La coscienza!" esclamò il Cancelliere "la coscienza è una parola vaga, che significa ogni cosa, o niente." Lockhart, che sedeva in Parlamento come rappresentante della grande Contea di Lanark, l'interruppe dicendo: "Se la coscienza è una parola vuota di senso, la cambieremo con altra frase, che spero significhi qualche cosa. Tolgasi dunque via il vocabolo coscienza, e si adotti - le leggi fondamentali di Scozia." Queste parole fecero nascere una virulenta discussione. Il Generale Drummond, che rappresentava la Contea di Perth, dichiarò di concordare con l'opinione di Hamilton e di Lockhart. La maggior parte de' vescovi ivi presenti furono del medesimo parere(726).
      Bene si scorgeva che nè anche nel Comitato degli Articoli Giacomo poteva avere una maggioranza. Tali nuove lo afflissero e lo irritarono.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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