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      Certo, egli non imitò mai la intolleranza di cui avevano porto esempio alcuni de' suoi antenati. Abborriva da ogni specie di persecuzione: aborrimento ch'egli confessò non solo quando il confessarlo era manifestamente atto politico, ma in parecchi casi in cui sembrava che la simulazione o il silenzio dovessero maggiormente giovargli. Nondimeno le sue opinioni teologiche erano più definite di quelle degli avi suoi. La dottrina della predestinazione egli teneva come pietra angolare della sua religione; e dichiarò più volte, che ove fosse costretto ad abbandonarla, avrebbe con essa perduto ogni fede nella Divina Provvidenza, e sarebbe divenuto un pretto epicureo. Tranne in questo solo caso, fino dai suoi primi anni egli rivolse tutta la vigoria del suo robusto intelletto dalla speculazione alla pratica. I requisiti necessari a condurre importanti affari, in lui erano maturi in un'epoca della vita, nella quale per la più parte degli uomini appena cominciano a fiorire. Da Ottavio in poi, il mondo non aveva mai veduto altro esempio di precocità nell'arte di governare. I più esperti diplomatici rimanevano attoniti udendo le osservazioni che a diciassette anni il Principe faceva sugli affari di Stato, ed anche più attoniti vedendo un giovinetto, posto in circostanze tali da farlo apparire passionato, mostrare un contegno composto e imperturbabile al pari del loro. A diciotto anni egli sedeva fra' padri della repubblica, grave, discreto e giudizioso, come il più vecchio di loro. A ventun anno, in un giorno di tristezza e di terrore, ei fu posto a capo del Governo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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