Era cortese, cordiale, aperto, ed anche festevole e faceto, da rimanere a mensa lunghe ore, ed abbandonarsi all'allegria del conversare.
VI. Fra tutti i suoi più cari, ei prediligeva singolarmente un gentiluomo chiamato Bentinck, discendente da una nobile famiglia batava, e destinato ad essere fondatore d'una delle maggiori case patrizie dell'Inghilterra. La fedeltà di Bentinck era stata sottoposta a prove non comuni. Mentre le Provincia Unite lottavano a difendere la propria esistenza contro la potenza francese, il giovine Principe, nel quale erano poste tutte le loro speranze, infermò di vajuolo. Tal malattia era stata fatale a parecchi della sua famiglia; e quanto a lui, in sulle prime si manifestò peculiarmente maligna. Grande era la costernazione pubblica. Le strade dell'Aja erano affollate da mane a sera di gente ansiosa di sapere le nuove di Sua Altezza. Infine il male prese un corso meno sinistro. La salvezza dello infermo fu attribuita in parte alla sua singolare tranquillità di spirito, e in parte alla intrepida e instancabile amicizia di Bentinck. Dalle sole mani di Bentinck Guglielmo prendeva i farmachi e il nutrimento. Il solo Bentinck era colui che alzava Guglielmo da letto e ve lo riponeva. "Se Bentinck dormisse o non dormisse mai nel tempo ch'io giacqui infermo" diceva Guglielmo grandemente intenerito a Temple; "non so. Ma questo io so, che per sedici giorni e sedici notti, non chiesi mai cosa alcuna che Bentinck all'istante non fosse accanto al mio letto." Innanzi che questo amico fedele finisse di prestare i propri servigi, fu preso dal contagio.
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