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      Non pertanto, ei non curò la febbre e lo stordimento del capo ond'era travagliato, finchè il suo signore fu dichiarato convalescente. Allora Bentinck chiese d'andare a casa; e ne era tempo, imperocchè non poteva più sostenersi sulle proprie gambe. Corse gravissimo pericolo, ma risanò; e non appena si senti in forze da sorgere dal letto, corse all'armata, dove per molte ardue campagne fu sempre veduto da presso a Guglielmo, come vi era già stato in pericoli di altra specie.
      È questa la origine d'una amicizia fervida e pura più di qualunque altra di cui faccia ricordo la storia antica o la moderna. I discendenti di Bentinck serbano tuttavia molle lettere da Guglielmo scritte al loro antenato; e non è troppo il dire che chiunque non le abbia studiate, non potrà mai formarsi una giusta idea dell'indole del Principe. Egli, che i suoi ammiratori generalmente reputavano il più freddo e inaffabile degli uomini, in coteste lettere dimentica ogni distinzione di grado, ed apre l'anima sua con la ingenuità d'un fanciullo. Partecipa senza riserbo arcani di gravissimo momento. Palesa con tutta semplicità vasti disegni concernenti tutti i governi europei. Miste a siffatte cose trovansi altre d'assai diversa natura, ma forse di non minore interesse. Tutte le sue avventure, i suoi sentimenti, le sue lunghe corse ad inseguire un enorme cervo, il suo folleggiare nella festa di Santo Uberto, il vegetare delle sue piantagioni, i suoi poponi andati a male, in che condizione sono i suoi cavalli, il desiderio ch'egli ha di trovare un buon palafreno per la sua moglie; il suo dispiacere udendo che un suo famigliare dopo d'avere rapito l'onore ad una fanciulla di buona famiglia, ricusi di sposarla; il suo mal di mare, la sua tosse, il suo mal di capo, i suoi accessi di divozione, la gratitudine ch'egli sente per la divina Provvidenza che lo ha scampato da un grave pericolo, gli sforzi ch'egli fa a sottoporsi alla volontà divina dopo un disastro: queste e simiglianti cose ivi sono descritte con una amabile garrulità, tale da non aspettarsi dal più discreto e calmo uomo di Stato de' tempi suoi.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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