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      L'assurdità di questo poetico disegno è manifestissima. E in vero, cosiffatta allegoria non poteva regolarmente procedere oltre a dieci versi. Non v'è magistero di forma che possa servire di compenso agli errori di un tal disegno. E nulladimeno, la Favola della Cerva e della Pantera è senza verun dubbio la produzione più pregevole della letteratura inglese del breve e torbido regno di Giacomo II. In nessuna delle opere di Dryden si potrebbero trovare brani più patetici e splendidi, maggior pieghevolezza ed energia di stile, e più piacevole e variata armonia.
      Il poema comparve alla luce con ogni vantaggio che la regia protezione potesse impartire. Una magnifica edizione ne fu fatta per la Scozia nella tipografia cattolica romana di Holyrood House. Ma le genti non erano in umore da lasciarsi ammaliare dal lucido stile e dagli armoniosi versi dello apostata. Il disgusto eccitato dalla sua venalità, il timore eccitato dalla politica di cui egli s'era fatto panegirista, non erano cose da cantarsi per addormentare le menti. Il pubblico fu infiammato di giustissimo sdegno da coloro cui gli scherni del poeta scottavano, e da coloro che erano invidi della sua rinomanza. Non ostante le restrizioni che avvincolavano la stampa, ogni giorno apparivano satire intorno alla vita e agli scritti di lui. Ora lo chiamavano Bayes, ora il Poeta Squab. Gli rammentavano come in gioventù avesse tributato alla Casa di Cromwell le medesime servili lusinghe le quali egli adesso tributava alla Casa degli(831) Stuardi.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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