Era certo che il Re in cuor suo gli Anglicani preferiva ai Puritani. Era certo parimente, che mentre aveva speranza di trarre al suo partito i credenti della Chiesa d'Inghilterra, non s'era menomamente mostrato cortese verso i Puritani. Poteva, adunque, dubitarsi, che ove gli Anglicani si fossero anche allora arresi ai suoi desiderii, non avrebbe volentieri sacrificato i Puritani? Per la parola da lui più volte data, ei non s'era astenuto dallo invadere i diritti legittimi di quel clero, il quale aveva date cotante prove di affetto e di fedeltà verso la casa di lui. Di qual sicurtà sarebbe adunque la sua parola alle sètte che da lui divideva la rimembranza di mille imperdonabili ferite fatte e ricevute?
XXXII. Calmato il primo concitamento, prodotto dalla promulgazione della Indulgenza, e' parve che una rottura avesse avuto luogo nel partito puritano. La minoranza, capitanata da pochi faccendieri che difettavano di senno e miravano al proprio interesse, sosteneva il Re. Enrico Care, il quale da gran tempo era stato il più acre ed indefesso articolista de' Non-Conformisti, e ne' giorni della Congiura Papale aveva osteggiato Giacomo con estremo furore in un Giornale settimanale detto Pacco di Notizie da Roma, adesso alzava la voce ad adulare, come l'aveva già alzata a vomitare calunnie ed insulti(848). Lo agente precipuo adoperato dal Governo a raggirare i Presbiteriani, era Vincenzo Alsop, teologo di qualche riputazione, e come predicatore e come scrittore. Il suo figliuolo, che era incorso nelle pene comminate a' rei di crimenlese, ottenne la grazia; e in tal guisa il padre adoperò tutta la propria influenza a pro della Corte(849). Con Alsop si congiunse Tommaso Rosewell.
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