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      Io non posso con sicurtà di coscienza farlo, e nol farò, no, nè anche per la Corona d'Inghilterra, nè per lo impero del mondo." Tali parole vennero ridette al Re, e grandemente lo perturbarono(866). Scrisse di propria mano urgentissime lettere. Talvolta usò il tono d'un uomo offeso. Egli era il capo della famiglia reale, e come tale aveva diritto d'esigere obbedienza da' membri di quella; e gli tornava duro vedersi avversato nella cosa che gli stava più a cuore. Altra volta, adoperando una seduzione, alla quale credevano Guglielmo non potere resistere, gli fu fatto sapere, che ove egli cedesse in cotesto solo punto, il Governo inglese in ricompensa lo avrebbe con tutte le sue forze aiutato nella lotta contro la Francia. Ma non era uomo da lasciarsi cogliere alla rete. Bene sapeva che Giacomo, senza il concorso del Parlamento, non avrebbe in guisa alcuna potuto rendere efficaci servigi alla causa comune a tutta l'Europa; e non era dubbio, che ove venisse ragunato il Parlamento, ambedue le Camere avrebbero, prima d'ogni altra cosa, chiesta l'abrogazione della Indulgenza.
      La Principessa assenti a tutto ciò che le fu detto dal marito. I loro concordi pareri, espressi con parole ferme, ma temperate, furono comunicati al Re. Dichiaravano, profondamente rincrescere loro il cammino nel quale la Maestà Sua erasi messa: esser convinti, aver egli usurpata una prerogativa che per legge non gli apparteneva: contro siffatta usurpazione protestare, non solo come amici alla libertà civile, ma come membri della regale famiglia, i quali avevano grande interesse a mantenere i diritti di quella Corona che un giorno essi avrebbero forse portato; imperocchè erasi per esperienza veduto, come in Inghilterra il governo dispotico non potesse mancare di far nascere una reazione più perniciosa dello stesso dispotismo; e poteva ragionevolmente temersi, che la nazione impaurita ed esacerbata dalla minaccia della tirannide, potrebbe prendere a schifo anco la monarchia costituzionale.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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