E però consigliavano il Re di governare il paese secondo lo leggi. Ammettevano, la legge potersi variare in meglio dalla autorità competente, e alcuni articoli della Dichiarazione meritare d'essere formulati in un Atto di Parlamento. Aggiungevano, ch'essi non erano persecutori, e avrebbero quindi con satisfazione veduto i Protestanti Dissenzienti alleggiati, ma con modo convenevole, da tutti gli statuti penali: avrebbero, con pari satisfazione, veduto ammetterli, ma con modo egualmente convenevole, agli uffici civili. Quivi era d'uopo alle Altezze Loro fermarsi; imperciocchè non potevano non temere grandemente, che se i Cattolici Romani venissero dichiarati capaci ad occupare impieghi di pubblica fiducia, gravissimi mali ne nascerebbero; e lasciavano senza ambiguità intendere, che tali timori originavano precipuamente dalla condotta di Giacomo(867).
XXXVIII. La opinione manifestata dal Principe e dalla Principessa intorno alle incapacità che gravavano i Cattolici Romani, era quella di quasi tutti gli uomini di Stato e i filosofi che allora erano zelanti della libertà politica e religiosa. Nella età nostra, all'incontro, gli uomini illuminati hanno soventi volte con rincrescimento asserito, che in cotesto subietto Guglielmo sembra minore, ove si agguagli al suo suocero. Vero è che alcune considerazioni necessarie a rettamente giudicare, sono sfuggite alla mente di molti scrittori del secolo decimonono. Vi sono due opposti errori, in cui coloro che studiano gli annali della patria nostra, continuamente pericolano di cadere: lo errore di giudicare il presente per mezzo del passato; e lo errore di giudicare il passato per mezzo del presente.
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