Era pagato a un tempo dalla Francia e dall'Olanda; anzi abbassavasi fino al di sotto della miserabile dignità della corruzione, ed accettava mance sì frivole, ch'erano degne più presto d'un facchino o d'un servitore che d'un inviato, baronetto inglese e insignito di un marchesato in paese straniero. Una volta accettò con molta compiacenza una gratificazione di cinquanta zecchini in prezzo d'un servigio da lui reso agli Stati Generali. Costui ebbe incarico di chiedere che Burnet non fosse più oltre tollerato all'Aja. Guglielmo che non voleva perdere un amico sì utile, rispose tosto con la sua solita freddezza: "Io non so, o Signore, che il Dottore da che è stato qui, abbia fatto o detto cosa, di cui sua Maestà possa muovere giusto lamento." Ma Giacomo instette; il tempo d'una aperta rottura non era per anche arrivato; e fu mestieri cedere. Per diciotto e più mesi Burnet non comparve mai dinanzi al Principe o alla Principessa: ma abitava loro da presso; sapeva ogni cosa che seguisse; veniva continuamente richiesto di consiglio; la sua penna era adoperata in tutte le più importanti occorrenze; e molti de' più pungenti ed efficaci articoli, che intorno a quel tempo pubblicavansi in Londra, venivano dirittamente a lui attribuiti.
Oltre misura s'accrebbe la rabbia di Giacomo, il quale era sempre stato non poco inchinevole all'ira. Per nessuno de' suoi nemici, nè anche per coloro che lo avevano con lo spergiuro incolpato di tradimento e d'assassinio, aveva egli mai sentito lo sdegno onde adesso era acceso contro Burnet.
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