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      Dykvelt rispose che nelle faccende private Sua Altezza aveva mostrato ed era pronto a mostrare la più grande deferenza ai voleri del Re; ma non era ragionevole pretendere ch'egli, principe protestante, cooperasse con altri a' danni della religione protestante(873). Il Re si tacque, ma non calmossi. Vedeva, con tanto cattivo umore da non poterlo nascondere, Dykvelt ordinare e disciplinare le varie frazioni della opposizione, con una maestria, che sarebbe stata argomento di lode in uno statista inglese, e che era maravigliosa in uno straniero. Al clero diceva che avrebbe nel principe d'Orange trovato un amico allo episcopato e al Libro della Preghiera Comune. Incoraggiava i Non-Conformisti ad aspettarsi da lui, non solo tolleranza, ma comprensione ovvero assimilazione alla Chiesa dello Stato. Seppe conciliarsi perfino i Cattolici Romani; ed alcuni de' più rispettabili fra loro dichiararono al cospetto del Re d'essere soddisfatti delle proposte di Dykvelt, e d'amar meglio una tolleranza assicurata con un Atto legislativo, che un predominio illegale e precario(874). I capi di tutti i più importanti partiti della nazione conferivano spesso in presenza del destro diplomatico. In siffatte ragunanze le opinioni del partito Tory erano principalmente espresse da' Conti di Danby e di Nottingham. Quantunque otto e più anni fossero decorsi dacchè Danby era caduto dal potere, ei godeva tuttavia grande reputazione fra' vecchi Cavalieri di Inghilterra; e molti anche di que' Whig, i quali lo avevano per innanzi osteggiato, adesso inchinavano a credere ch'egli portasse la pena di falli non suoi, e che il suo zelo per la regia prerogativa, comecchè lo avesse di sovente fatto traviare, fosse contemperato da due sentimenti che gli tornavano ad onore: dallo zelo per la religione dello Stato, e dallo zelo per la dignità e la indipendenza della patria.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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