La intiera città corse a vedere la solennità; e a stento una compagnia di Svizzeri potè mantenere l'ordine fra gli spettatori. I nobili dello Stato Pontificio in contraccambio offrirono dispendiosi intertenimenti allo Ambasciatore; e i poeti e i belli spiriti furono invitati a tributare a lui e al suo signore iperboliche adulazioni, quali sogliono usarsi quando il genio e il gusto trovansi in gran decadenza. Fra tutti cotesti adulatori va predistinta una testa coronata. Erano corsi trenta e più anni da che Cristina, figlia del grande Gustavo, era volontariamente discesa dal trono di Svezia. Dopo lungo pellegrinare, nel corso del quale ella commise molte follie e molti delitti, erasi finalmente fermata in Roma, dove occupavasi di calcoli astrologici, d'intrighi di conclave, e sollazzavasi con pitture, gemme, manoscritti, e medaglie. In quell'occasione ella compose alcune stanze in italiano in lode del Principe inglese, il quale, al pari di lei, nato da stirpe di Re fino allora considerati come campioni della Riforma, erasi, come lei, riconciliato all'antica Chiesa. Una splendida ragunanza ebbe luogo nel suo palazzo; i suoi versi, posti in musica, furono cantati fra gli applausi(888) universali; ed un suo famigliare, uomo letterato, recitò una orazione sul medesimo subietto, scritta in un stile sì florido e intemperante, che pare offendesse il severo orecchio degli Inglesi che v'erano presenti. I Gesuiti, nemici del Papa, devoti agli interessi della Francia, e inchinevoli a glorificare Giacomo, accolsero la legazione inglese con estrema pompa in quella principesca casa dove riposano le ossa d'Ignazio di Loyola, rinchiuse in un monumento di lapislazzuli e d'oro.
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