I Convittori rispettosamente esposero al Re le difficoltà in cui si troverebbero, ove, come ne correva la voce, Farmer venisse loro raccomandato; e pregavano, che qualora piacesse alla Maestà Sua immischiarsi nella elezione, proponesse qualche persona a favore della quale potessero legalmente e con sicura coscienza votare. La rispettosa preghiera fu posta in non cale. La lettera del Re giunse, e fu recata da Roberto Charnock, che dianzi s'era fatto papista, uomo fornito di coraggio e di qualità, ma di sì violenta indole che pochi anni dopo commise un atroce delitto ed ebbe miseranda fine. Il dì 13 aprile, la società congregossi nella cappella. Speravano tutti che il Re si movesse alla rimostranza che gli avevano presentata. L'assemblea quindi si aggiornò al dì 15, che era l'ultimo giorno, nel quale, secondo gli statuti del collegio, la elezione doveva aver luogo. Giunto il predetto giorno, i Convittori ragunaronsi di nuovo entro la cappella. Non v'era risposta alcuna da Whitehall. Due o tre degli anziani, fra' quali era Smith, inchinavano a posporre ancora la elezione, più presto che fare un passo che avrebbe potuto offendere il Re. Ma il testo degli statuti, che i membri del collegio avevano giurato di osservare, era chiaro. Fu quindi generale opinione di non ammettere altro indugio. Ne seguì vivissima discussione. Gli elettori erano sì concitati che non potevano starsi ne' loro seggi, e tumultuavano. Coloro che volevano la elezione immediata, richiamavansi a' loro giuramenti ed alle prescrizioni del fondatore, del quale mangiavano il pane, e ripetevano il Re non avere diritto d'imporre un candidato anche avente i necessari requisiti.
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