Nulladimeno il credente nella Chiesa Anglicana doveva vincere non pochi scrupoli di coscienza e d'onore innanzi d'indursi a resistere con la forza al Governo. Gli era stato insegnato che la obbedienza passiva era comandata senza restrizione o eccezione dalle leggi divine: ed era dottrina ch'egli professava con ostentazione. Aveva sempre spregiata la idea che potrebbe succedere un caso estremo il quale giustificasse colui che sguainasse la spada contro la tirannide regia. Per lo che i propri principii e la vergogna gl'impedivano d'imitare lo esempio delle ribelli Teste-Rotonde, mentre restava speranza di pacifico e legittimo rimedio: la quale speranza poteva ragionevolmente durare finchè la Principessa d'Orange rimaneva erede immediata della Corona. Se ci potesse pazientemente sostenere questa dura prova della sua fede, le leggi della natura farebbero per lui ciò ch'egli non potrebbe fare da sè senza peccato e senza disonore. A' danni della Chiesa verrebbe il rimedio; i beni e la dignità sue sarebbero tutelati da nuove guarentigie; ed a quei perversi ministri, da' quali ne' dì dell'avversità aveva patito offese ed insulti, sarebbe inflitta memorabile pena.
XXI. L'avvenimento che la Chiesa Anglicana considerava in futuro come un pacifico ed onorevole fine di tutte le sue perturbazioni, era tale che nè anche i membri più scioperati della cabala gesuitica potevano pensarvi senza gravi timori. Se il loro signore morendo non lasciasse loro altra sicurtà contro le leggi penali se non una Dichiarazione che l'opinione pubblica universalmente considerava come nulla, se un Parlamento animato dallo stesso spirito che aveva predominato nel Parlamento di Carlo II si ragunasse intorno al trono d'un sovrano protestante, non era egli probabile che seguisse una terribile rappresaglia, che le vecchie leggi contro il papismo venissero rigorosamente poste in vigore, e che altre nuove e più severe se ne aggiungessero al libro degli Statuti?
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