Nessuno gli negava acutezza di mente e scienza; credevasi che i principali suoi difetti fossero temerità e spirito di parte. Non v'era per anche il menomo sospetto ch'egli avesse altri difetti, in paragone de' quali la temerità e lo spirito di parte potevano considerarsi come virtù. Il Governo cercava pretesto a colpirlo, e non gli fu difficile trovarlo. Egli aveva pubblicato, per ordine della Camera de' Comuni, una relazione scritta da Dangerfield, la quale, qualora fosse stata pubblicata da un uomo privato, sarebbe stata indubitabilmente tenuta per libello sedizioso. Williams fu accusato dinanzi la Corte del Banco del Re; invano allegò i privilegi parlamentari; fu dichiarato reo, e condannato ad una pena di dieci mila lire sterline. Ne pagò una parte, e del rimanente firmò una scritta d'obbligo. Il Conte di Peterborough, il quale era stato ingiuriosamente rammentato nella relazione di Dangerfield, all'esito prospero del processo, intentò un'azione civile contro Williams e chiese una forte somma per rifacimento di danni. Williams era ridotto agli estremi, allorquando gli si offrì una sola via di scampo, ed era via dalla quale con raccapriccio avrebbe arretrato il piede ogni uomo fermo ne' suoi principii ed animoso, affrontando più presto la miseria, la prigione, o la morte. Pensò di vendersi al Governo del quale era stato nemico e vittima; offrirsi d'assaltare con audacia da disperato quelle libertà e quella religione, per le quali aveva dianzi mostrato zelo intemperante; espiare i suoi principii Whig rendendo servigi, dai quali i bacchettoni Tory, lordi ancora del sangue di Russell e di Sidney, rifuggivano inorriditi.
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