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      Ne fu mandata copia ad ogni chierico del Regno. Lo scrittore non istudiavasi di dissimulare il pericolo che correrebbero i disubbidienti al regio mandato; ma dimostrava vivamente come era maggiore il pericolo di cedere. "Se leggiamo la Dichiarazione," diceva egli, "cadiamo per non rialzarci mai più; cadiamo incompianti e spregiati; cadiamo fra le maledizioni d'un popolo che sarà rovinato dalla nostra debolezza." Taluni credevano che questa lettera fosse venuta dalla Olanda. Altri l'attribuirono a Sherlock. Ma Prideaux, Decano di Norwich, il quale fu principale agente a spargerla, la credè lavoro di Halifax.
      La condotta de' prelati fu universalmente e immensamente applaudita: ma taluni mormoravano dicendo che uomini sì gravi, se reputavansi obbligati in coscienza a fare al Re una rimostranza, dovevano farla assai prima. Era egli bene lasciarlo nel buio fino a trentasei ore avanti il tempo stabilito per la lettura della Dichiarazione? Quand'anche volesse revocare l'ordinanza in Consiglio, non era egli troppo tardi? Così sembravano concludere che la petizione aveva lo scopo, non di muovere il Re, ma d'infiammare gli umori del popolo(994). Tali doglianze erano affatto prive di fondamento. L'ordine del Re era giunto ai vescovi nuovo, inaspettato, impacciante. Era debito loro consultarsi vicendevolmente, ed indagare, per quanto fosse possibile, l'opinione del clero innanzi di appigliarsi ad un partito. Il clero era sparso per tutto il reame. Alcuni distavano gli uni dagli altri una settimana di cammino.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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