Il Principe d'Orange, non sospettando di nessuna frode, e ignorando qual fosse la opinione pubblica in Inghilterra, ordinò che si facessero in casa sua preghiere pel bene del suo piccolo cognato, e spedì Zulestein a Londra a congratularsi col suocero. Zulestein maravigliò udendo tutte le persone nelle quali s'imbatteva, parlare apertamente della infame frode praticata dai Gesuiti, e ad ogni istante vedendo qualche nuova pasquinata intorno alla gravidanza; e al parto. Però scrisse all'Aja che in dieci uomini nè anche uno solo credeva che il fanciullo fosse nato dalla Regina(1011).
Infrattanto il contegno dei sette prelati accresceva lo interesse che il caso loro aveva suscitato. La sera del Venerdì Nero - così il popolo chiamava il giorno in cui furono arrestati - giunsero al carcere all'ora del servizio divino. Recaronsi tosto alla cappella. Accadde che nella seconda lezione fossero queste parole: "In ogni cosa commendandoci, come ministri di Dio, nella molta pazienza, nelle afflizioni, nella miseria, nelle percosse, nelle prigionie." Tutti gli zelanti Anglicani gioirono della coincidenza, e rammentarono quanta consolazione una simile coincidenza, quaranta anni innanzi, aveva arrecata a Carlo I, in punto di morte.
La sera del giorno seguente, ch'era sabato 8 giugno, giunse una lettera di Sunderland che ordinava al cappellano di leggere la Dichiarazione pel dì seguente fra mezzo agli uffici divini. E poichè il giorno stabilito dalla Ordinanza in Consiglio per la lettura da farsi in Londra, era da lungo tempo spirato, questo nuovo atto del Governo poteva considerarsi come vilissimo e puerile insulto fatto ai venerandi prigioni.
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