Il solo Michele Arnold dava da temere, dacchè essendo egli il birraio del palazzo, sospettavasi che votasse a favore del Governo. Fu detto ch'egli amaramente si lamentasse della posizione in cui si trovava. "Qualunque cosa io faccia," disse egli "sono sicuro d'uscirne mezzo rovinato. Se dico: Non Colpevole, non venderò più la mia birra al Re; e se dico: Colpevole, non ne venderò più a nessun altro(1027)."
Finalmente incominciò il processo. Ed è tale, che anche letto con freddezza dopo più d'un secolo e mezzo, serba tutto lo interesse d'un dramma. Gli avvocati disputavano da ambo i lati con insolito accanimento e veemenza; l'uditorio ascoltava con estrema ansietà, quasi la sorte di ciascuno dipendesse dal detto che dovevano profferire i giurati; e il volgere della fortuna era così subitaneo e maraviglioso, che la moltitudine in un solo momento più volte passò dall'ansietà alla gioia, e dalla gioia a più profonda ansietà.
I Vescovi erano accusati d'avere pubblicato, nella Contea di Middlesex(1028), un falso, maligno, e sedizioso libello. Il Procuratore e lo Avvocato tentarono di provare la scrittura. A questo fine varie persone furono chiamate per testificare delle firme de' Vescovi. Ma i testimoni sentivano tanta ripugnanza che la Corte da nessuno di loro potè ottenere una sola chiara risposta. Pemberton, Pollexfen, e Levinz dichiararono che nessuna delle predette testimonianze era atta a convincere i giurati. Due de' Giudici, cioè Holloway e Powell, furono della stessa opinione; e in cuore agli spettatori crebbe la speranza.
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