Disse che non darebbe parere intorno alla questione della podestà di dispensare, poichè non lo reputava necessario; che non poteva approvare in gran parte il discorso dello Avvocato Generale; che i sudditi avevano diritto di far petizioni, ma che la petizione della quale facevasi dibattimento nella Corte, era formulata con parole sconvenevoli, e la legge la considerava come libello. Medesimamente opinò Allybone, ma nel favellare mostrò tanto grossolana ignoranza della legge e della storia, da meritarsi il disprezzo di tutti gli astanti. Holloway scansò la questione della potestà di dispensare, ma disse che la petizione gli sembrava tale quale i sudditi che si credano gravati hanno diritto di presentare; e quindi non era un libello. Powell ebbe anche maggiore ardimento. Confessò che, secondo lui, la Dichiarazione d'Indulgenza era nulla, e che la potestà di dispensare, nel modo onde dianzi s'era esercitata, era onninamente incompatibile con la legge. Se a tali usurpazioni della prerogativa non si poneva freno, il Parlamento era finito. Tutta l'autorità legislativa si ridurrebbe nelle mani del Re. "L'esito di questa faccenda, o Signori," disse egli, "lo lascio a Dio e alla vostra coscienza(1032)." Era ben tardi quando i giurati si ritrassero a deliberare. E fu notte di forte ansietà. Ci rimangono alcune delle lettere che furono scritte in quelle ore di perplessità, e che perciò hanno per noi speciale interesse. "È assai tardi," scriveva il Nunzio del Papa, "e la sentenza finora non si conosce.
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