Nulladimeno non è da supporsi che tutti i Tory, anche in quelle circostanze, abbandonassero un domma che fino da fanciulli avevano imparato a considerare come parte essenziale della dottrina cristiana, che avevano per molti anni con veemente ostentazione professato, e tentato di propagare per mezzo della persecuzione. Molti manteneva fermi nei principii loro la coscienza, e molti il rossore. Ma la maggior parte, anche di coloro che seguitavano tuttavia a credere illegale ogni resistenza al sovrano, inchinavano, nel caso d'un conflitto civile, a tenersi neutrali. Nessuna provocazione gli avrebbe tratti a ribellare: ma ove la ribellione scoppiasse, non sembra che si reputassero tenuti a combattere per Giacomo II come avevano combattuto per Carlo I. Ai Cristiani di Roma San Paolo aveva inibito di fare resistenza al governo di Nerone: ma non v'era ragione a credere che lo Apostolo, se fosse stato vivo allorquando le legioni e il Senato insorsero contro quel malvagio imperatore, avrebbe comandato a' suoi confratelli di correre in armi a difesa della tirannide. Il dovere della Chiesa perseguitata era manifesto: soffrire con pazienza e porre la propria causa nelle mani di Dio. Ma se a Dio, la cui provvidenza suscita perpetuamente il bene dal male, piacesse, come soventi volte gli era piaciuto, di rimediare ai danni per mezzo di tali le cui tristi passioni la Chiesa co' suoi ammonimenti non aveva potuto mansuefare, essa poteva con gratitudine accettare da Dio la liberazione, che a lei, secondo le sue dottrine, non era concesso di compiere da sè. E però molti de' Tory, i quali tuttavia abborrivano da ogni pensiero di aggredire il Governo, non erano minimamente inchinevoli a difenderlo, e forse, mentre gloriavansi de' loro scrupoli, in cuor loro godevano che altri non fosse come essi scrupoloso.
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