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      Chi conosce le fattezze di Halifax non maraviglierà che sopra tutti gli scrittori egli si dilettasse di Montaigne(1057). Danby era uno scheletro; e la sua faccia scarna e solcata di rughe, benchè bella e nobile, esprimeva esattamente l'acutezza della sua intelligenza e la sua irrequieta ambizione. Una volta ei si era già inalzato dalla oscurità ai fastigi del potere; ne era caduto a capofitto; aveva corso pericolo di vita; aveva passati degli anni in carcere; adesso era libero: ma ciò non lo appagava: egli ardeva di farsi nuovamente grande. Fedele alla Chiesa Anglicana, e ostile alla influenza francese, non poteva sperare di divenire grande in una Corte brulicante di Gesuiti ed ossequiosa alla Casa de' Borboni. Ma s'egli fosse parte precipua d'una rivoluzione che farebbe svanire i disegni de' Papisti, che porrebbe fine al vassallaggio sotto il quale la Inghilterra da lunghi anni gemeva, e trasferirebbe la potestà regia a due anime illustri da lui unite in matrimonio, potrebbe risorgere dalla oscurità con nuovo splendore. I Whig, l'animosità de' quali, nove anni innanzi, lo aveva cacciato dall'ufficio, congiungerebbero, alla sua avventurata riapparizione, i loro applausi agli applausi de' Cavalieri suoi vecchi amici. Già egli s'era pienamente riconciliato con uno de' precipui personaggi che lo avevano messo in istato d'accusa, cioè col conte di Devonshire. Entrambi si erano incontrati in un villaggio nel Peak, e s'erano ricambiati assicurazioni di benevolenza. Devonshire aveva francamente confessato che i Whig erano rei d'una grande ingiustizia, ma aveva dichiarato che adesso confessavano d'avere errato.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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