Egli apparteneva ad una società molto inferiore certamente per ricchezza e civiltà a quella in che noi viviamo, ma tuttavia a una delle più opulente e incivilite società del mondo: gl'Irlandesi erano rozzi quasi al pari de' selvaggi di Labrador. Egli era uomo libero: gl'Irlandesi erano servi ereditari della razza inglese. Egli adorava Dio con un culto puro e ragionevole: gl'Irlandesi giacevano immersi nella idolatria e nella superstizione. Egli sapeva che grandi torme d'Irlandesi erano spesso fuggite dinanzi ad una mano d'Inglesi, e che la intera popolazione d'Irlanda era stata tenuta in freno da una piccola colonia inglese: e compiacevasi a concludere ch'egli nell'ordine di natura era un essere più elevato dello Irlandese: imperocchè in tal guisa una razza dominante sempre spiega la sua superiorità ed escusa la sua tirannia. Nessuno oggimai nega agli Irlandesi vivacità, brio, eloquenza, fra le nazioni del mondo: cento campi di battaglia testificano che essi, ove abbiano buona disciplina, sono strenui soldati. Nondimeno egli è certo, che un secolo e mezzo fa erano generalmente spregiati nella isola nostra come gente stupida e codarda. E questi erano gli uomini che dovevano tenere in freno la Inghilterra a viva forza, mentre compivasi la distruzione della libertà e della Chiesa sue! Al solo pensiero ribolliva il sangue nelle vene d'ogni Inglese. Essere vinti da' Francesi o dagli Spagnuoli sarebbe, in paragone, sembrato un destino tollerabile. Noi eravamo assuefatti a trattare da pari a pari co' Francesi e con gli Spagnuoli.
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