XXXVIII. Giacomo lusingavasi che concessioni sì grandi, fatte nel breve spazio d'un mese, gli farebbero di nuovo acquistare lo affetto del suo popolo. Non può dubitarsi che ove egli le avesse fatte pria che vi fosse ragione ad attendere una invasione dalla Olanda, avrebbero molto contribuito a riconciliarlo coi Tory. Ma i principi che concedono al timore ciò che ricusano alla giustizia, non debbono sperare gratitudine. Per tre anni il Re era stato duro ad ogni argomento, ad ogni preghiera. Chi de' ministri aveva osato inalzare la voce in favore della costituzione civile ed ecclesiastica del Regno, era caduto in disgrazia. Un Parlamento eminentemente realista erasi provato a protestare con dolci e rispettosi modi contro la violazione delle leggi fondamentali della Inghilterra, ed era stato acremente ripreso, prorogato, e disciolto. I giudici, ad uno ad uno, erano stati privati dell'ermellino, per non essersi voluti indurre a profferire sentenze contrarie ad ogni specie di leggi. Ai più spettabili cavalieri era stato chiuso l'adito al governo delle loro Contee perchè avevano ricusato di tradire le libertà pubbliche. Gli ecclesiastici a centinaia erano stati privati de' loro beneficii, perchè s'erano mantenuti fedeli ai propri giuramenti. Alcuni prelati, alla cui ostinata fedeltà il Re era debitore della propria corona, lo avevano supplicato in ginocchioni a non volere che si violassero le leggi di Dio e della patria. La loro modesta petizione era stata considerata come libello sedizioso.
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