Disse non rincrescergli d'avere perduto il posto di Segretario di Stato o di Presidente del Consiglio, se gli rimaneva la fortuna di non demeritare la stima del suo Sovrano. "Deh! Sire, non mi vogliate rendere il gentiluomo più infelice che sia ne' vostri dominii, ricusando di dichiarare che non mi credete reo di slealtà." Il Re non sapeva che rispondere. Non aveva prove positive della colpa; e la energia e il tono patetico onde Sunderland mentiva erano tali, che avrebbero ingannato uno intendimento più acuto di quello con cui egli aveva da fare. Nella Legazione Francese le sue proteste erano credute vere. Ivi dichiarò che rimarrebbe per pochi giorni in Londra e si mostrerebbe alla Corte. Poi se ne anderebbe nella sua abitazione campestre in Althorpe e si proverebbe a rifare con la economia il dilapidato patrimonio. Ove scoppiasse una rivoluzione si rifugierebbe in Francia, perocchè la sua mal ricompensata lealtà non gli aveva lasciato altro asilo sulla terra(1137). I Sigilli tolti a Sunderland furono affidati a Preston. La Gazzetta nel medesimo numero in cui annunziò questo cambiamento conteneva la notizia officiale del disastro della flotta olandese(1138): disastro grave, quantunque lo fosse meno di quello che il Re e i suoi pochi aderenti, traviati dal proprio desiderio, erano inchinevoli a credere.
XLI. Il dì 16 ottobre, secondo il calendario inglese, fu convocata una solenne adunanza degli Stati d'Olanda. Il Principe vi andò per dir loro addio. Li ringraziò della benevolenza con la quale avevano vegliato sopra la sua persona quando egli era orfano fanciullo, della fiducia che avevano posta in lui durante il suo governo, e dell'aiuto che gli avevan prestato in quella gran crisi.
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