Lovelace con settanta suoi seguaci, bene armati a cavallo, partì dalla sua abitazione dirigendosi verso ponente. Giunse alla Contea di Gloucester senza incontrare veruno ostacolo. Ma Beaufort, governatore di quella Contea, faceva ogni sforzo d'autorità e d'influenza a difesa della Corona. Aveva chiamato alle armi la milizia civica, e ne aveva appostata una forte schiera a Cirencester. Come Lovelace quivi arrivò, gli fu fatto sapere che gli verrebbe negato il passo. Gli era quindi forza o abbandonare il suo disegno o aprirsi la via combattendo. Deliberò di combattere; e gli amici e fittajuoli suoi valorosamente lo secondarono. Si venne alle mani; la milizia civica perdè un ufficiale e sei o sette uomini; ma infine i seguaci di Lovelace furono vinti, ed egli, fatto prigione, fu mandato al castello di Gloucester(1166).
LII. Ad altri corse più prospera la fortuna. Nel giorno in cui accadeva la scaramuccia in Cirencester, Riccardo Savage Lord Colchester, figlio ed erede del conte Rivers, e padre, per un illegittimo amore, di quello sventurato poeta i cui misfatti ed infortuni formano una delle più nere pagine della storia letteraria, giunse con tra sessanta o settanta cavalieri ad Exeter. Con lui vi arrivò lo audace e turbulento Tommaso Wharton. Poche ore dopo comparve Eduardo Russell, figlio del conte di Bedford e fratello del virtuoso gentiluomo al quale era stato mozzo il capo sul palco. Un altro arrivo di maggiore importanza fu poco dopo annunziato. Colchester, Wharton, e Russell appartenevano a quel partito che era stato sempre avverso alla corte.
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