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      Nella sera del sabato 24 novembre convocò un consiglio di guerra. Alla ragunanza convennero quegli ufficiali contro cui era stato caldamente ammonito a tenersi cauto. Feversham opinò per la ritirata. Churchill manifestò contrario parere. Il consiglio durò fino a mezza notte. Finalmente il Re dichiarò essere deliberato a ritirarsi. Churchill vide o s'immaginò d'essere sospettato, e comunque sapesse perfettamente governare i moti dello animo, non valse a nascondere la propria inquietudine. Innanzi l'alba, accompagnato da Grafton, fuggì al quartiere generale del Principe(1188).
      LIX. Churchill, partendo, lasciò una lettera a spiegare il suo intendimento. Era scritta con quel decoro ch'egli non mancò mai di serbare fra mezzo alla colpa e al disonore. Riconobbe d'andar debitore d'ogni sua cosa alla regia benevolenza. Lo interesse e la gratitudine, diceva egli, lo persuadevano a mantenersi fido al proprio Sovrano. Sotto nessun altro governo poteva sperare la grandezza e prosperità ch'egli allora godeva, ma tutti cotesti argomenti dovevano cedere al primissimo de' doveri. Egli era protestante, e non poteva in coscienza snudare la spada contro la causa del Protestantismo. Quanto al resto, era pronto a porre a repentaglio vita ed averi per difendere la sacra persona e i diritti del suo amatissimo signore(1189).
      Alla dimane il campo era sossopra. Gli amici del Re percossi da spavento; i suoi nemici non potevano nascondere la gioia de' loro cuori. La costernazione di Giacomo s'accrebbe alle nuove che giunsero il dì medesimo da Warminster.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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