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      Il Re presedeva in persona. Gli si leggeva sul viso e nello atteggiamento ch'egli soffriva d'anima e di corpo. Aperse la ragunanza facendo capo dalla petizione che gli era stata presentata poco innanzi la sua partenza per Salisbury. In quella petizione veniva pregato a convocare un libero Parlamento. Disse che nelle condizioni in cui egli allora trovavasi, non aveva reputato opportuno acconsentire. Ma nel tempo della sua assenza da Londra erano seguíti gravissimi mutamenti. Aveva parimente notato che il suo popolo dappertutto mostrava bramosía di vedere adunate le Camere. Per tutte queste cose egli chiamava a consiglio i suoi Pari fedeli, perchè gli manifestassero il loro parere.
      Per qualche tempo e' fu silenzio, finchè Oxford, la cui famiglia, per antichità e magnificenza superiore a tutte, gli dava una specie di primato nella ragunanza, disse che secondo la sua opinione que' Lordi i quali avevano sottoscritta la petizione, cui la Maestà Sua accennava, erano in debito di manifestare i loro pensieri.
      Queste parole mossero Rochester a favellare. Difese la petizione e dichiarò di non vedere altra speranza per il trono e il paese che la convocazione d'un libero Parlamento. Disse non volere rischiarsi ad affermare che in tanto grave estremità, anche quel rimedio potesse tornare efficace: ma non ne aveva altro da proporre. Aggiunse parergli sano partito aprire pratiche col Principe d'Orange. Jeffreys e Godolphin parlarono dopo, ed entrambi dichiararono essere della medesima opinione di Rochester.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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