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      Allora sorse Clarendon, e, con somma maraviglia di quanti rammentavano le sue proteste di lealtà, e i suoi disperati affanni e il rossore cui si era abbandonato, solo pochi giorni innanzi, per la diserzione del proprio figliuolo, proruppe in virulenti invettive contro la tirannide e il papismo. "Anche adesso" disse egli "Sua Maestà in Londra fa leva d'un reggimento al quale non è ammesso nessun protestante." - "Non è vero!" gridò dal seggio Giacomo grandemente agitato. Clarendon insisteva, e lasciò da parte questo offensivo subietto per passare ad un altro maggiormente offensivo. Accusò lo sventurato Re di pusillanimità. Perchè ritirarsi da Salisbury? Perchè non tentare le sorti d'una battaglia? Era forse da biasimarsi il popolo se cedeva ad un invasore mentre vedeva il proprio Re fuggire insieme con la sua armata? Giacomo sentì amaramente cotesti insulti, e ne serbò lunga ricordanza. E davvero gli stessi Whig reputarono indecenti e poco generose le parole di Clarendon. Halifax parlò in modo diverso. Per molti anni di pericolo aveva con ammirevole abilità difeso la costituzione civile ed ecclesiastica del paese contro la regia prerogativa. Ma il suo lucido intendimento, singolarmente nemico d'ogni entusiasmo, ed avverso agli estremi, cominciò a pendere verso la causa del Sovrano nel momento stesso nel quale que' romorosi realisti, che poco innanzi avevano esecrato i Barcamenanti quasi fossero ribelli, alzavano il vessillo della ribellione. Egli ambiva, in quella congiuntura, a farsi paciere fra il trono e la nazione.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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