Ma la moltitudine restò presa all'amo. E veramente a tal punto era stato concitato il sentimento nazionale e religioso contro i papisti irlandesi, che la maggior parte di coloro, i quali non reputavano autentico quello scritto spurio, inclinavano ad applaudirlo come opportuno esempio di energia. Come si seppe che Guglielmo non ne era lo autore, tutti interrogavansi a vicenda chi fosse lo impostore che con tanta audacia e tanto effetto aveva presa la maschera di Sua Altezza. Alcuni sospettarono di Ferguson, altri di Johnson. Finalmente dopo ventisette anni Ugo Speke confessò d'averlo egli composto, e chiese alla Casa di Brunswick una rimunerazione per avere reso alla religione protestante un così segnalato servigio. Asserì, col tono di chi creda avere fatto cosa eminentemente virtuosa ed onorevole, che quando la invasione olandese aveva gettato Whitehall nella costernazione, egli s'era profferto alla Corte, e simulando rottura co' Whig, aveva promesso di spiarne i passi; che con tale mezzo era stato ammesso al cospetto del Re, aveva giurato fedeltà, gli era stata promessa pecunia in gran copia, e s'era procurato de' segnali con che poteva andare e venire nel campo nemico. Protestò di avere fatte tutte coteste cose col solo scopo di avventare senza sospetto un colpo mortale al Governo, e far nascere nel popolo un violento scoppio di sdegno contro i Cattolici Romani. Disse che il falso Manifesto era uno de' mezzi da lui divisati: ma è da dubitare se le sue pretensioni fossero bene fondate.
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