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      Adesso esultavano vagheggiando vicinissimo il giorno della grandezza e della vendetta. Ardenti di sdegno, inebriati di vittoria e di speranza, non volevano udire a parlare di patti. Null'altro fuorchè la detronizzazione del loro nemico gli avrebbe contentati: nè può negarsi che, ciò volendo, fossero a sè medesimi perfettamente coerenti. Nove anni innanzi avevano fatto ogni sforzo per escluderlo dal trono, perchè credevano ch'egli sarebbe verosimilmente stato cattivo Re. E però non era da sperarsi che lo lascerebbero volentieri sul trono dopo che lo avevano sperimentato Re oltre ogni ragionevole preveggenza cattivissimo.
      Dall'altro canto non pochi de' fautori di Guglielmo erano Tory zelanti, i quali fino allora avevano professata la dottrina della non resistenza nella forma più assoluta, ma la cui fede in cotesta dottrina per un istante aveva ceduto alle irruenti passioni eccitate dalla ingratitudine del Re e dal pericolo della Chiesa. Per un vecchio Cavaliere non v'era condizione più tormentosa che quella di impugnare le armi contro il trono. Gli scrupoli che non gli avevano impedito dallo accorrere al campo degli Olandesi cominciarono, appena vi giunse, a straziargli crudelmente la coscienza, la quale lo faceva dubitare di avere commesso un delitto. In ogni evento s'era reso meritevole di rimprovero operando in diretta opposizione ai principii di tutta la sua vita. Sentiva invincibile avversione pei suoi nuovi collegati, gente, per quanto egli potesse rammentarsi, da lui sempre ingiuriata e perseguitata, cioè Presbiteriani, Indipendenti, Anabattisti, vecchi soldati di Cromwell, bravi di Shaftsbury, congiurati di Rye House, capitani della Insurrezione delle contrade occidentali.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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