In tanta folla potevano ricambiarsi brevi dimande e risposte senza farsi scorgere. Halifax colse il destro che gli si offrì primo, per conoscere ciò che Burnet sapeva o pensava. "Che intendete di fare?" chiese lo accorto diplomatico. "Desiderate di avere il Re nelle vostre mani?" - "Niente affatto" rispose Burnet; "non vogliamo fare il minimo male alla sua persona." - "E ove se ne andasse?" soggiunse Halifax. "Non potremmo desiderare nulla di meglio" disse Burnet. Non v'è dubbio che Burnet, così favellando, esprimesse la opinione universale de' Whig(1222) nel campo del Principe. Tutti bramavano che Giacomo fuggisse dal paese: ma solo pochi de' più savi tra loro intendevano di quanta importanza fosse che la sua fuga venisse attribuita dalla nazione alla insania e ostinatezza di lui, e non ai duri trattamenti e a ben fondati timori. E' pare probabile che anche negli estremi cui egli era adesso ridotto, tutti i suoi nemici congiunti insieme non l'avrebbero potuto rovesciare, qualora egli non fosse stato il peggiore nemico di sè stesso: ma mentre i suoi Commissari affaticavansi a salvarlo, egli con ogni studio cercava di rendere vani gli sforzi loro(1223).
I suoi disegni infine erano maturi per la esecuzione. Le pretese pratiche avevano risposto allo intento. Nel dì stesso in cui i tre Lordi giunsero a Hungerford, il Principe di Galles arrivò a Westminster. Avevano provveduto che passasse pel Ponte di Londra; ed alcune legioni irlandesi gli erano state spedite incontro a Southwark; ma vennero accolte da una gran folla di popolo con tale tempesta di fischi e di maledizioni, che esse reputarono prudente con tutta fretta ritirarsi.
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