Così fu di Londra. Allo avvicinarsi della notte - per avventura la più lunga notte dell'anno - eruppero da ogni spelonca di vizio, dalle taverne di Hockley e dal laberinto d'osterie e di bordelli nel quartiere di Friars, migliaia di ladroncelli e di ladroni, di borsaiuoli e di briganti. A costoro mescolaronsi migliaia d'oziosi giovani di bottega, i quali ardevano solo della libidine di tumultuare. Perfino uomini pacifici ed onesti erano spinti dall'animosità religiosa a congiungersi con la sfrenata plebaglia: imperocchè il grido di "Giù il Papismo," grido che aveva più volte messa a repentaglio la esistenza di Londra, era il segnale dell'oltraggio e della rapina. Primamente la canaglia gettossi sopra le case appartenenti al culto cattolico. Gli edifici furono atterrati. Banchi, pulpiti, confessionali, breviari furono accatastati ed arsi. Un gran monte di libri e di arredi era in fiamme presso il convento di Clerkenwell. Un'altra catasta bruciava innanzi le rovine del convento de' Francescani in Lincoln's Inn Fields. La cappella in Lime Street, la cappella in Bucklersbury, furono smantellate. Le dipinture, le immagini, i crocifissi vennero condotti trionfalmente per le vie al lume delle torce divelte dagli altari. La processione pareva una selva di spade e di bastoni, e in cima ad ogni spada e bastone era fitta una melarancia. La stamperia reale, donde nei precedenti tre anni erano usciti innumerevoli scritti in difesa della supremazia del Papa, del culto delle immagini, e de' voti monastici, per adoperare una grossolana metafora che allora per la prima volta cominciò ad usarsi, fu sventrata.
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