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      Circa due cento di cotesti sciagurati stranieri coraggiosamente tentarono di ritornare alla loro patria. Impossessaronsi di un bastimento grave di un ricco carico che pur allora dalle Indie era arrivato al Tamigi, e provaronsi di avere a forza piloti a Gravesend. Ma non ne potendo trovare alcuno, furono costretti a confidare in quel poco che essi medesimi sapevano d'arte nautica. Il legno poco dopo investì contro la spiaggia, e a quei miseri dopo qualche spargimento di sangue fu forza porre giù le armi(1239).
      Erano già corse cinque settimane da che Guglielmo era in Inghilterra, duranti le quali gli aveva arriso la fortuna. Egli aveva fatto bella mostra di prudenza e fermezza, e nondimeno gli avevano meno giovato queste virtù sue che l'altrui insania e pusillanimità.
      Ed ora che ei sembrava vicino a conseguire il fine della sua intrapresa, sopraggiunse a sconcertargli i disegni uno di quegli strani accidenti che così spesso confondono i più studiati divisamenti della politica.
      VII. La mattina del dì 13 dicembre, il popolo di Londra, non per anco riavutosi dall'agitazione della Notte Irlandese, rimase attonito alla nuova che il Re era stato fermato ed era sempre nell'isola. La nuova prese consistenza per tutto il giorno, e avanti sera fu pienamente confermata.
      Giacomo aveva viaggiato mutando cavalli lungo la riva meridionale del Tamigi, e la mattina del dì 12 era giunto ad Emley Ferry presso l'isola di Sheppey, dove aspettavalo la nave sopra la quale ei doveva imbarcarsi. Vi montò sopra; ma il vento spirava forte, e il padrone non volle rischiarsi a mettere alla vela senza maggior quantità di zavorra.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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