Halifax s'accorse oramai non essere più possibile comporre amichevolmente le cose. È anche da sospettarsi ch'egli provasse quella molestia che è naturale ad un uomo che, godendo grande riputazione di saviezza, si trovi ingannato da una intelligenza immensurabilmente inferiore alla sua propria, e quella molestia che è naturale a chi, essendo espertissimo nell'arte del dileggio, si trovi posto in una situazione ridicola. Dalla riflessione e dal risentimento fu indotto ad abbandonare ogni pensiero di conciliazione alla quale egli aveva fino allora sempre mirato, e a farsi capo di coloro che volevano porre Guglielmo sul trono(1241).
Esiste ancora un Diario dove Halifax scrisse di propria mano tutto ciò che seguì nel Consiglio da lui preseduto(1242). Non fu trascurata precauzione alcuna creduta necessaria a prevenire gli oltraggi e i ladronecci. I Pari si assunsero la responsabilità di ordinare ai soldati, che, ove la plebaglia tumultuasse di nuovo, le facessero fuoco contro. Jeffreys fu condotto a Whitehall e interrogato affinchè rivelasse ciò che era divenuto del Gran Sigillo e dei decreti di convocazione. E pregando egli ardentemente, fu rimandato alla Torre come unico luogo dove potesse avere salva la vita. Si ritirò ringraziando e benedicendo coloro che gli avevano conceduta la protezione del carcere. Un Nobile Whig propose di porre in libertà Oates; ma la proposta venne respinta(1243).
Le faccende del giorno erano quasi sbrigate, e Halifax stava per alzarsi dal seggio, quando gli fu annunziato essere giunto un messaggiero da Sheerness.
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