Non v'era cosa che potesse produrre più perplessità o molestia. Fare o non far nulla importava incorrere in grave responsabilità. Halifax, desiderando probabilmente acquistar tempo per comunicare col Principe, avrebbe voluto differire la sessione; ma Mulgrave pregò i Lordi a rimanere, e fece entrare il messaggiero. Questi raccontò con molte lacrime il successo, consegnò una lettera scritta di mano propria dal Re, la quale non era diretta a nessuno, ma invocava lo aiuto di tutti i buoni Inglesi(1244).
VIII. Non era possibile porre in non cale un simigliante appello. I Lordi ordinarono a Feversham corresse con una compagnia di Guardie del Corpo al luogo dove il Re era arrestato e gli desse libertà.
Già Middleton ed altri pochi aderenti di Giacomo s'erano partiti per soccorrere il loro sventurato signore. Lo trovarono tenuto in istretta prigionia, sì che non fu loro concesso di essere introdotti al cospetto di lui senza aver prima consegnate le spade. Il concorso del popolo era immenso. Taluni gentiluomini Whig di quelle vicinanze avevano condotto un numeroso corpo di milizie civiche per guardarlo. Avevano erroneamente pensato che ritenendolo prigioniero si acquisterebbero la grazia de' suoi nemici, e rimasero grandemente conturbati allorchè seppero che il Governo Provvisorio di Londra aveva disapprovato il modo onde il Re era stato trattato, e che era presso a giungere una squadra di cavalleria per liberarlo. Difatti Feversham non indugiò ad arrivare. Aveva lasciate le sue truppe in Sittingbourne; ma non vi fu mestieri adoperare la forza.
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