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      Il Re confuso a siffatta risposta, ammutolì. Zulestein andonne via; e tosto entrò in camera un gentiluomo recando la nuova dello arresto di Feversham(1250). Giacomo ne rimase grandemente conturbato. Pure la rimembranza de' plausi con che era pur dianzi stato accolto, gli confortava l'animo. Gli sorse in cuore una stolta speranza. Pensò che Londra, la quale da tanto tempo era stata il baluardo della religione protestante e delle opinioni Whig, fosse pronta a prendere le armi in difesa di lui. Mandò a chiedere al Municipio, se s'impegnerebbe a difenderlo contro il Principe, qualora Giacomo si recasse ad abitare nella Città. Ma il Municipio, che non aveva posto in oblio la confisca de' suoi privilegi e lo assassinio giuridico di Cornish, ricusò di dare la promessa richiesta. Allora il Re si sentì nuovamente scorato. In qual luogo, diceva egli, troverebbe protezione? Valeva lo stesso essere circondato dalle truppe olandesi che dalle sue Guardie del Corpo. Quanto ai cittadini, adesso egli comprese quanto valessero i plausi e le luminarie. Altro partito non gli rimaneva che fuggire; e nondimeno vedeva bene che nessuna cosa potevano tanto desiderare i suoi nemici, quanto la sua fuga
      (1251).
      XI. Mentre egli siffattamente trepidava, in Windsor deliberavasi intorno al suo fato. Adesso la corte di Guglielmo era strabocchevolmente affollata di uomini illustri di tutti i partiti. V'erano giunti la più parte de' capi della insurrezione delle contrade settentrionali. Vari Lordi, i quali nell'anarchia de' giorni precedenti si erano costituiti da sè in Governo provvisorio, appena ritornato il Re, lasciata Londra, se n'erano andati al quartier generale.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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