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      Era egli verosimile che sotto cosiffatta tutela e in quella cotale situazione il fanciullo imparasse rispetto verso le istituzioni della sua terra natia? Poteva egli dubitarsi che crescerebbe per essere lo schiavo de' Gesuiti e de' Borboni, che avrebbe più sinistri pregiudicii - se pure ciò era possibile - che qualunque altro de' precedenti Stuardi contro le leggi della Inghilterra? I Whig inoltre non pensavano, che, avuto riguardo alle attuali condizioni della patria, fosse opera in sè stessa inconvenevole dipartirsi dalla ordinaria regola della successione. Opinavano che finchè tale regola rimaneva in vigore, le dottrine dell'indestruttibile diritto ereditario e della obbedienza passiva piacerebbero alla Corte, verrebbero inculcate dal clero, e rimarrebbero abbarbicate nelle menti del popolo. Seguiterebbe a prevalere la idea che la dignità regia è ordinamento di Dio con significato diverso da quello che s'intende dicendo ogni altra specie di Governo essere ordinamento di Dio. Era chiaro che finchè questa superstizione non fosse spenta, la Costituzione non avrebbe mai sicurtà: imperocchè una monarchia veramente limitata non può lungo tempo durare in una società che consideri la monarchia come cosa divina, e le limitazioni come trovati umani. Perchè il principato esista in perfetta armonia con le libertà nostre, è mestieri che esso non possa mostrare un titolo più alto e venerando di quello onde noi possediamo le nostre libertà. Il Re va quinci innanzi considerato come magistrato, alto magistrato, a dir vero, e degno di somma onoranza, ma, al pari di tutti gli altri magistrati, soggetto alla legge, e derivante la potestà sua dal cielo in senso non diverso da quello che potrebbe intendersi dicendo che le Camere de' Lordi e dei Comuni derivano la potestà loro dal cielo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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