A ciascuno de' ministri della Chiesa era stato imposto di firmare una dichiarazione che condannava come proditoria la finzione onde l'autorità del Sovrano veniva separata dalla sua persona(1308). Eppure cotesta proditoria finzione era adesso considerata dal Primate e da' suoi suffraganei come la sola base sopra la quale, in stretta uniformità ai principii del Cristianesimo, si potesse erigere un governo.
La distinzione che Sancroft aveva preso dalle Testerotonde della precedente generazione, sovvertiva dalle fondamenta il sistema politico che la Chiesa e le Università pretendevano avere imparato da' libri di San Paolo. Lo Spirito Santo - era stato le mille volte ridetto - aveva comandato ai Romani d'obbedire a Nerone. Ed ora parea che tale precetto significasse che i Romani dovessero chiamare Nerone Augusto. Erano perfettamente liberi di cacciarlo oltre l'Eufrate, mandarlo a mendicare fra' Parti, opporgli la forza ove avesse tentato di ritornare, punire tutti coloro che osassero aiutarlo e tenere con lui corrispondenza, e concedere la potestà tribunizia e la consolare, la presidenza del Senato e il comando delle Legioni a Galba o a Vespasiano.
L'analogia che lo Arcivescovo immaginò d'avere scoperta tra il caso di un Re perverso e quello di un Re maniaco non è degna del più lieve esame. Era chiaro non trovarsi Giacomo in quello stato di mente in cui, ove egli fosse stato un gentiluomo rurale o un mercatante, qualunque tribunale lo avrebbe dichiarato inetto a fare un contratto o un testamento.
| |
Chiesa Sovrano Primate Cristianesimo Sancroft Testerotonde Chiesa Università San Paolo Spirito Santo Romani Nerone Romani Nerone Augusto Eufrate Parti Senato Legioni Galba Vespasiano Arcivescovo Giacomo
|