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      Il monarca che vi poniamo diventa un Sovrano non secondo la forma d'Inghilterra, ma secondo quella di Polonia. Quando anche scegliessimo l'individuo stesso destinato a regnare per diritto di nascita, quell'individuo tuttavia regnerebbe non per diritto di nascita, ma per virtù della nostra elezione, e prenderebbe come dono ciò che dovrebbe considerarsi retaggio. La salutare riverenza tributata finora al sangue regio e all'ordine della primogenitura verrebbe grandemente scemata. Il male si farebbe anco maggiore se noi non solo dessimo il trono per elezione; ma lo dessimo a un principe il quale indubitatamente avesse i requisiti di un grande ed ottimo regnatore, e il quale ci avesse maravigliosamente liberati, ma non fosse primo e nè anco secondo nell'ordine della successione. Se una volta diciamo che il merito, ancorchè eminente, è un diritto per acquistare la Corona, distruggiamo i fondamenti del nostro ordinamento politico, e stabiliamo un esempio, del quale ogni guerriero o statista ambizioso che avesse reso grandi servigi al pubblico sarebbe tentato a giovarsi. Questo pericolo scansiamo seguendo logicamente i principii della Costituzione fino alle ultime conseguenze loro. Lo accesso alla Corona era aperto come alla morte del principe regnante: da quel momento medesimo il più prossimo erede diventò nostro legittimo Sovrano. Noi consideriamo la Principessa d'Orange come la più prossima erede, sosteniamo quindi che si debba senza il minimo indugio proclamare, quale è difatto, nostra Regina.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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