Pagina (1541/1707)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Coloro che erano pel progetto di Sancroft e coloro che erano pel progetto di Danby votarono insieme: ma furono vinti da duecentottantadue voti contro centocinquantuno. La Camera allora deliberò di avere un libero colloquio coi Lordi(1318).
      Nello stesso tempo potenti sforzi facevansi fuori le mura del Parlamento affine che la contesa fra le due Camere cessasse. Burnet si reputò dalla importanza della crisi giustificato a divulgare le mire secrete confidategli dalla Principessa. Disse sapere dalle labbra di lei, ch'era da lungo tempo pienamente deliberata, anche se il trono le venisse pel corso regolare della discendenza, a porre il potere, assenziente il Parlamento, nelle mani del suo consorte. Danby ricevè da lei una viva e quasi sdegnosa riprensione. Gli scrisse ch'ella era la moglie del Principe, che altro non desiderava, se non essere a lui sottoposta; la più crudele ingiuria che le si potesse fare era il controporla a lui come competitrice; e chiunque ciò facesse non verrebbe mai considerato da lei come vero amico(1319).
      XLIII. Ai Tory rimaneva ancora una speranza. Era possibile che Anna ponesse innanzi i propri diritti e quelli de' figli suoi. Provaronsi in tutte le guise a incitare l'ambizione e atterrire la coscienza di lei. Suo zio Clarendon si mostrò a ciò fare operosissimo. Solo poche settimane erano corse da che la speranza della opulenza e della grandezza lo aveva spinto a rinnegare i principii da lui ostentatamente professati per tutta la vita, abbandonare la causa del Re, collegarsi coi Wildman e coi Ferguson, anzi proporre che il Re fosse condotto prigione in terra straniera e rinchiuso in una fortezza cinta di pestilenti maremme.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





Sancroft Danby Camera Lordi Parlamento Camere Principessa Parlamento Principe Tory Anna Clarendon Wildman Ferguson