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      Tosto si seppe che la Principessa di Danimarca desiderava che Guglielmo regnasse a vita; e quindi fu chiaro che difendere la causa delle figlie di Giacomo contro loro stesse era disperata impresa(1321).
      XLIV. Guglielmo intanto giudicō arrivato il tempo di dichiarare l'animo suo. Chiamō a sč Halifax, Danby, Shrewsbury e alcuni altri notevolissimi capi politici, e con quell'aria di stoica apatia, sotto la quale fino da fanciullo s'era avvezzo a nascondere le pių forti emozioni, favellō loro poche parole profondamente meditate e di gran peso. Disse che egli fino allora aveva taciuto; non adoperato sollecitazioni nč minacce, nč anche fatta la minima allusione alle opinioni e ai desiderii suoi: ma ormai il caso era sė critico ch'ei reputava necessario dichiarare il proprio intendimento. Non aveva nč diritto nč volontā di dettare alla Convenzione. Tutto ciō che egli pretendeva, altro non era che il privilegio di rifiutare ogni ufficio ch'egli non potesse occupare con onore per sč, ed a beneficio del pubblico.
      Un forte partito voleva instituire una Reggenza. Spettava alle Camere giudicare se tale provvedimento sarebbe utile alla nazione. In quel subietto egli aveva le sue ferme opinioni; e credeva giusto dire chiaramente ch'egli non voleva essere Reggente.
      Un altro partito voleva porre la Principessa sul trono, e a lui, vita durante, concedere il titolo di Re e tanta parte nel Governo quanta piacesse alla consorte dargliene. Ei non si abbasserebbe a tanto. Stimava la Principessa quanto era possibile che l'uomo stimi la donna; ma neanche da lei egli accetterebbe un posto subordinato e precario nel Governo.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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