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      Ciò fatto, e' sarebbe stato impossibile ai nostri principi male intendere la legge; ma non facendosi alcun'altra cosa di più, non era al tutto improbabile che essi la potessero violare. Sventuratamente la Chiesa aveva da lungo tempo insegnato alla Nazione che la monarchia ereditaria, sola tra tutte le nostre istituzioni, era divina e inviolabile; che il diritto che ha la Camera dei Comuni di partecipare al potere legislativo, era semplicemente diritto umano, ma quello che ha il Re alla obbedienza passiva del popolo era derivato dal Cielo; che la Magna Charta era uno statuto il quale poteva revocarsi da coloro che lo avevano fatto, ma il principio, per virtù del quale i principi di sangue regio venivano chiamati al trono per ordine di successione, era d'origine divina, ed ogni atto parlamentare incompatibile con quello era nullo. Egli è evidente che in una società nella quale tali superstizioni prevalgono, la libertà costituzionale è d'uopo sia mal sicura. Una potestà che è considerata come ordinamento dell'uomo non vale ad infrenare una potestà che è creduta ordinamento di Dio. È vano sperare che le leggi, per quanto siano eccellenti, infrenino durevolmente un Re, il quale secondo ch'egli stesso e la maggior parte de' suoi popoli credono, ha una autorità infinitamente più alta di quella che spetta alle leggi. Privare la dignità regia di cotali misteriosi attributi, e stabilire il principio che i Re regnino in forza d'un diritto che in nulla differisca da quello onde i liberi possidenti eleggono i rappresentanti delle Contee, o dal diritto onde i Giudici concedono un ordine di Habeas Corpus, era assolutamente necessario alla sicurezza delle libertà nostre.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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