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      La Convenzione, dunque, aveva due grandi doveri da adempiere: distrigare, cioè, da ogni ambiguità le leggi fondamentali del reame; e sradicare dalle menti dei governanti e dei governati la falsa e perniciosa idea che la regia prerogativa era più sublime, e più sacra delle predette leggi fondamentali. Al primo scopo si giunse con la esposizione solenne e la rivendicazione con che incomincia la Dichiarazione dei Diritti; al secondo con la risoluzione onde il trono fu giudicato vacante, e Guglielmo e Maria furono invitati ad ascendervi. Il mutamento sembra lieve. La Corona non fu privata nè anche d'uno de' suoi fiori; nessun nuovo diritto concesso al popolo. Le leggi inglesi in tutto e per tutto, secondo il giudicio de' più grandi giureconsulti, di Holt e di Treby, di Maynard e di Somers, dopo la Rivoluzione rimasero le stesse di prima. Alcuni punti controversi furono risoluti secondo la opinione de' migliori giuristi; e solo si deviò alquanto dall'ordinaria linea di successione. Ciò fu tutto; e bastava.
      Perchè la nostra Rivoluzione fu una rivendicazione degli antichi diritti, fu condotta rigorosamente osservando le antiche formalità. Quasi in ogni atto e in ogni parola manifesto si vede un profondo rispetto pel passato. Gli Stati del reame deliberarono nelle vecchie sale e giusta le vecchie regole. Powle fu condotto al seggio nella consueta forma fra colui che lo aveva proposto e colui che aveva secondata la proposta. L'usciere con la sua mazza guidò i messaggieri dei Lordi al banco dei Comuni: e le tre riverenze furono debitamente fatte.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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