La conferenza d'ambedue le Camere ebbe luogo con tutte le antiche cerimonie. Da un lato della tavola, nella Sala Dipinta, i Commissari de' Lordi sedevano col capo coperto e vestiti d'ermellino e d'oro. Dall'altro lato i Commissari de' Comuni stavansi in piedi e a capo scoperto. I discorsi fattivi paiono un contrapposto pressochè ridicolo della eloquenza rivoluzionaria d'ogni altro paese. Ambidue i partiti mostrarono la medesima riverenza verso le antiche tradizioni costituzionali dello Stato. Solo disputavano in che senso quelle tradizioni erano da intendersi. I propugnatori della libertà non fecero pur motto dell'uguaglianza naturale degli uomini e della inalienabile sovranità del popolo, di Armodio o di Timoleone, di Bruto primo o di Bruto secondo. Allorquando fu detto che in forza della legge della Inghilterra la Corona rimaneva essenzialmente devoluta al più prossimo erede, risposero che in forza della legge della Inghilterra, un uomo ancora in vita non poteva avere erede. Allorquando fu detto non esservi esempio a dichiarare vacante il trono, mostrarono una pergamena, scritta circa trecento anni innanzi in bizzarro carattere e in barbaro latino, e tratta dagli Archivi della Torre, nella quale facevasi ricordo come gli Stati del reame avessero dichiarato vacante il trono d'un Plantageneto perfido e tiranno. In fine, composta ogni disputa, i nuovi Sovrani vennero proclamati con l'antica pompa. Vi fu tutto il bizzarro apparato araldico: Clarencieux e Norroy, Portcullis, e Rouge Dragon, le trombe, le bandiere, e le grottesche sopravvesti ricamate a lioni e a gigli.
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