Petrarca [15] ebbe per primo maestro di lingua greca Barlaam, monaco di Calabria; e Boccaccio la imparò da Leonzio Pilato, ch'era discepolo di Barlaam, e forse nativo dello stesso luogo; e per esso il grato alunno procurò una cattedra fra i professori di Firenze.(16) L'esempio, e le istruzioni di due individui, sebbene illustri per genio e per popolarità, non valsero a comunicare un impulso permanente alle menti dei loro compatriotti, o a sormontare gli ostacoli che si frapponevano alla coltura della letteratura antica. Ma il gusto, ch'essi avevano destato, rinacque sul principio del secolo XV, per mezzo di quei Greci illuminati, che i deboli successori di Costantino mandarono alla corte papale per implorar soccorso contro la potenza oppressiva de' Turchi, e che furono indotti ad insegnare il loro linguaggio nativo nelle differenti parti d'Italia. La caduta dell'impero d'Oriente, e la presa di Costantinopoli nel 1453, ne portò un più gran numero alle italiche contrade; e accrebbe infinitamente il numero dei manoscritti, che per lo innanzi alcuni solevano procurarsi dall'Oriente(17). E l'arte di stampare, che fu inventata [16] nella stessa epoca, accelerò nella mente umana, in maniera incalcolabile, il progresso dell'istruzione, tanto per la sua novità, che per la moltiplicità delle copie che di un libro si facevano, o pel buon prezzo, con cui si acquistavano.
L'antica letteratura era allora coltivata col più grande entusiasmo; si estese con sorprendente rapidità per tutta l'Italia; e passando le Alpi, giunse in breve tempo all'estremità più settentrionali dell'Europa.
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