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      Alcuni di essi portarono a tal punto la loro ammirazione pei [18] monumenti letterari della Grecia pagana, che rimasero imbevuti dai sentimenti religiosi che quelli ispiravano e nell'eccesso del loro entusiasmo, non si facevano scrupolo di prestare una specie di adorazione agli autori di tali opere divine (19). Altri mostrarono con la loro condotta, essere tanto schiavi delle mondane passioni, quanto il resto degli uomini, e pronti a sostenere qualunque sistema, comunque corrotto, purchè promettesse di secondare la loro avarizia, ambizione e amor dei piaceri. Lorenzo de' Medici, soprannominato il Magnifico, protettor delle lettere, ed elegante letterato egli stesso, dimostrò la gioia la più stravagante, dalla nomina di suo figlio in età di anni sette al cardinalato (20), e diede al predestinato pontefice una educazione più adatta ad un monarca secolare che al capo della Chiesa; circostanza che probabilmente contribuì assai più a sollecitare la riforma, che tutto il patrocinio, accordato alle arti, e alle lettere. Bembo [19] e Sadoleti furono entrambi segretari apostolici; e nella loro officiale rappresentanza composero, e sottoscrissero gli editti i più tirannici della corte di Roma. Il primo di cui è stato detto che "fece rinascere l'età d'Augusto, ch'emulò Cicerone e Virgilio con egual successo e fece rivivere ne' suoi scritti l'eleganza, e la purità di Petrarca, e di Boccaccio", ha posto il suo nome nell'infame bolla, che sosteneva la vendita delle indulgenze; l'altro disonorò l'elegante sua penna coll'immaginare, e segnare il decreto, che condannò Lutero come eretico, ordinando, che, se continuasse nella sua ostinazione, dovesse essere arrestato, e mandato a Roma, e coll'autorizzare che fosse pronunciata la sentenza di scomunica, ed interdetto contro tutte quelle potestà civili, o ecclesiastiche (eccettuato l'imperatore), secolari, o regolari, duchi, marchesi, università, comunità, che gli avessero dato asilo, o lo avessero semplicemente accolto (21). Così questi due eleganti scrittori dividono fra loro la responsabilità delle misure adottate allora per lo scopo di opprimere la più gloriosa impresa, che mai si fosse tentata, per spezzare, cioè, le catene del dispotismo, e in compenso dello stigma inflitto alla letteratura dalla condotta de' suoi rappresentanti, dobbiamo contentarci che ci venga detto che, "dimostrarono eglino i primi che la purità dell'idioma latino non era incompatibile colle forme degli affari [20] e colle faccende pubbliche.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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